La Parola di Dio afferma che chiunque neghi l’esistenza del vero Dio, lo fa su basi emotive e non su basi razionali.

Lo stolto ha detto in cuor suo: «Non c’è Dio». Sono corrotti, fanno cose abominevoli; non c’è nessuno che faccia il bene. (Salmi 14:1)

Infatti, Dio è il fondamento di intelligenza, conoscenza, saggezza e istruzione.

Il timore del Signore è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la saggezza e l’istruzione. (Proverbi 1:7) Il principio della saggezza è il timore del Signore, e conoscere il Santo è l’intelligenza. (Proverbi 9:10)

Tutti conoscono il vero Dio e chi lo nega (sia egli ateo o di altra religione) non fa altro che soffocare la verità che conoscono a pieno con scuse irrazionali e col peccato (Romani 1:18-25).

Non è dunque una sorpresa che oggigiorno molti cosiddetti atei (i “Nuovi Atei”) e scettici sono profondamente e intenzionalmente ignoranti del Cristianesimo, degli insegnamenti biblici e della natura stessa di Dio. E aggiungerei filosoficamente vuoti, grazie allo scientismo rampante.

Una persona che conosco ha ammesso nel giro di diverse occasioni ciò che è vero per molti di coloro che si professano atei:

  • Non ha letto la Bibbia ma la considera comunque una sciocchezza;1
  • Non è certo della sua posizione, ma preferisce vivere nel dubbio;2
  • Non hai mai seriamente investigato la questione;3
  • Preferirebbe essere solo nell’esistenza piuttosto che essere soggetto a Dio;4

L’ultimo punto è cruciale, poiché rivela la verità biblica riguardo ciò che è nel cuore dell’uomo naturale (ovvero, privo della rigenerazione dello Spirito Santo). Non a caso, anche il filosofo ateo Thomas Nagel ha recentemente detto: «Non è solo il fatto che non credo in Dio […] È che spero non ci sia alcun Dio! Non voglio che Dio esista!»5 Lo stato dell’uomo naturale è quello ereditato dall’Adamo peccatore: quello di ribellione.

Ma sono i primi tre punti ad aver suscitato questa mia riflessione. Mentre alcuni atei hanno avuto l’onestà intellettuale di studiare la questione,6 la maggioranza oggi rientra nella stessa categoria della persona di cui sopra.

E qui si scopre la natura egoistica dell’uomo nel suo stato decaduto; ancor peggio dopo che il vangelo gli è stato predicato. Rifiutando di investigare, ricercare ed essere onestamente aperti alla verità; chiudendosi nella loro ribellione al Dio che conoscono bene eppure odiano; indulgendo nell’adorazione di sé stessi; non solo privano loro stessi della vita eterna che gli viene immeritatamente offerta da Dio in Gesù Cristo, ma — per coloro che hanno famiglia — tengono lontani i propri figli dal messaggio di vita, dall’acqua che non fa più avere sete (Giovanni 4:14). E ciò che effettivamente dicono, silenziosamente, è:

«Non m’importa se c’è vita eterna in Gesù Cristo, io preferisco la morte eterna per me e per i miei figli, fintantoché il mio ego orgoglioso e malvagio possa essere soddisfatto nel mio odio profondo contro il Perfetto Creatore, Giusto Giudice nonché Amorevole Salvatore del mondo.»

È terribile osservare la malvagità del cuore umano. E ciò che possiamo e dobbiamo fare come figli di Dio adottati tramite fede in Gesù Cristo (Giovanni 1:12-13), ai quali è stata fatta grazia di conoscere la verità, è pregare. Pregare per costoro e implorare che il Signore gli conceda ravvedimento, affinché arrivino alla conoscenza della verità (2 Timoteo 2:25) ed entrino a far parte dell’eterna famiglia del Dio vivente.


  1. E questo da solo sarebbe sufficiente a confutare la loro presunta posizione razionalistica, siccome non è per nulla razionale ritenere qualcosa falso senza esaminarla prima; 
  2. Dicevamo? Razionalità? 
  3. E quando messo faccia a faccia con prove e argomenti a favore della Cristianità, ha dismesso il tutto con alterigia, beffa e accondiscendenza, dimostrando che il problema è nelle presupposizioni di una persona, tramite le quali si reinterpretano tutti i fatti al fine di evitare uno stato di dissonanza cognitiva
  4. Il che è ironico, siccome, rifiutando la rivelazione trascendente del Dio vivente è impossibile trovare una soluzione al problema del solipsismo
  5. Thomas Nagel, The Last Word, Oxford University Press, 1997. 
  6. Il che non garantisce conversione, ma in molti casi produce rispetto, il che facilita il dialogo.