È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede

Categoria: Messaggi Santa Cena

Santa Cena

Degni o indegni?

Dopo 20 mesi mesi di “Covid”, siamo degni o indegni di approcciare il tavolo della Santa Cena?

Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga

1 Corinzi 11:26

Paolo sta qui fornendo istruzioni ai Corinzi riguardo la Santa Cena, la comunione. In particolare, ci dice che ogni volta che partecipiamo alla Santa Cena, compiamo un atto duplice: quello di guardare indietro alla morte di Cristo, per ricordarla e proclamarla; e quello di guardare avanti al ritorno di Cristo, che porterà a compimento la redenzione completa di ogni cosa. Come è scritto: 

Sappiamo infatti che fino ad ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo

Romani 8:22-23

Questa visione ambivalente della comunione mi ha portato a riflettere: siamo qui riuniti a ricordare e proclamare il sacrificio del Signore e ad attendere trepidanti il suo ritorno, perché gemiamo dentro, a causa del mondo buio in cui viviamo. Ma nel mezzo dei due eventi cosa c’è? Ci siamo noi, la Sua Chiesa. Dopo aver acquisito la vita eterna nel momento in cui crediamo, il Signore ci lascia sulla terra per una ragione. E la ragione principale è certamente quella di portare quello stesso messaggio ad altri che non lo conoscono. Tuttavia, mi è venuto da pensare che non è solo il cosa dobbiamo fare che conta, ma il come lo si fa.

Lavanda dei piedi

Beato chi fa queste cose

1 Ora prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto. Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto non ha bisogno che di aver lavati i piedi, è tutto quanto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».12 Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. 17 Se sapete queste cose, siete beati se le fate.

Giovanni 13:1-17

Introduzione

Il vangelo di Giovanni è il vangelo che è stato oggetto della mia attenzione per quasi due anni ora, insieme con la prima lettera di Giovanni. Perciò, quando Phil mi ha chiesto di sostituirlo oggi per il messaggio della Santa Cena, è stato quasi naturale pensare a quale passaggio di Giovanni potessi usare in questa occasione. E alla fine ho scelto questo passo perché è collocato cronologicamente all’inizio del giorno 14 del mese di Nisan; ovvero alla sera dell’ultima cena. Come molti sapranno, nel calendario giudaico, i giorni vanno dal tramonto all’alba e non viceversa; ovvero il nuovo giorno inizia di sera. L’ultima cena è quindi collocata all’inizio del giorno 14 del mese di Nisan. Perché lo ribadisco di nuovo? Perché il quattordicesimo giorno di Nisan è il giorno in cui il Signore ha prescritto il sacrificio dell’agnello Pasquale (Esodo 12:1-7) e quindi volevo cogliere l’occasione per sottolineare come Gesù compia la tipologia profetica dietro all’evento della Pasqua ebraica.

Esposizione

Ma andiamo ad esporre il passaggio. Ci sono quattro punti su cui mi voglio soffermare. 

Amore completo

Ora prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine

Nel primo verso leggiamo che “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. Qui “i suoi che erano nel mondo” sono i dodici. Ma la frase più bella è che “li amò sino alla fine”. Dio, in Cristo, ci insegna cosa è veramente l’amore. È un atto che non si risparmia, ma si dà completamente. Ed è in questo modo che Dio ha amato il mondo, tanto da dare il suo unico Figlio affinché chiunque creda in lui non perisca, ma abbia la vita eterna (cfr. Giovanni 3:16). Più amore che donarci la vita eterna? E a che costo, poi? Perché, certo la vita eterna è un dono totalmente gratuito per noi, ma a Dio è costato un bel po’, non vi pare?

Divina umiltà

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse

Giovanni ribadisce chiaramente l’autocoscienza di Gesù. Egli conosce esattamente la sua identità divina, da dove viene e dove va. Eppure, qui vediamo messo in pratica quello che l’Apostolo Paolo ci dice in Filippesi 2:6-7

il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;

Filippesi 2:6-7

Sicuri in Cristo

Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto. Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto non ha bisogno che di aver lavati i piedi, è tutto quanto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Tradizionalmente, almeno nella mia esperienza, il messaggio principale che viene tratto da questo passaggio è quello dell’esempio che Gesù da nel servire gli altri, in umiltà. Del resto, Lui stesso lo dice più avanti in questo passaggio: “il servo non è maggiore del suo signore”, “fate come vi ho fatto io”. 

Tuttavia, la classica dicotomia della letteratura di Giovanni tra “vita eterna” e “comunione con Dio” è presente anche in questo passaggio. Quando Pietro si oppone al lavaggio dei piedi, Gesù gli spiega che “se non ti lavo, non hai alcun parte con me”. Nel linguaggio di Giovanni, il “non avere parte” significa non avere comunione, non essere in buoni rapporti. Pietro capisce e, nella veemenza che lo caratterizza, praticamente risponde “be’, se è così, allora lavami tutto!”, rivelando chiaramente il suo cuore. 

A questo punto a me piace immaginare Gesù con un sorriso di quelli che dicono “Anche io ti voglio bene, ma non funziona proprio così”. Infatti, Gesù prosegue con lo spiegare che chi si è fatto un bagno ha bisogno solo di lavarsi i piedi, perché è già “tutto quanto puro”. 

La similitudine che usa Gesù si comprende meglio se ci caliamo nei panni di un ebreo del primo secolo. Se, dopo aver fatto un bagno, si usciva in strada per recarsi da amici, pur essendo ancora tutti puliti, si arrivava a casa di amici con i piedi puntualmente zeppi di polvere. Ed era costume dell’epoca lavarsi i piedi prima di entrare in casa di altri. Di solito l’acqua (o addirittura l’intera lavanda) veniva fornita dall’ospite. 

Ma, tornando a noi, Gesù ribadisce ai 12 “voi siete puri, ma non tutti”, facendo ovviamente rifermento a Giuda Iscariota. Nel linguaggio dicotomico di Giovanni, quello che Gesù ci sta dicendo qui è che gli 11 erano già puri, ovvero avevano già la vita eterna, in funzione della loro fede riposta in Gesù. Però, per avere comunione attiva col Signore, è necessario che Gesù perdoni i loro peccati quotidiani. Quindi, il bagno è simbolo della salvezza, della vita eterna. E dallo scambio tra Pietro e Gesù capiamo che chi ha fatto questo bagno, non ne avrà bisogno di nuovo. Mentre i piedi sporchi di polvere rappresentano il cammino quotidiano del Cristiano, che inevitabilmente accumula peccati giornalieri. Cristo ci dice che se vogliamo avere comunione attiva con Dio, dobbiamo lasciargli lavare via questi peccati quotidiani. E perché ciò avvenga, sta a noi andare da Lui. “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Gv 1:9).Questa distinzione tra salvezza e comunione la ritroviamo anche in Giovanni 15:3-4

Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciataDimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi se non dimorate in me.

Pertanto, l’episodio della lavanda dei piedi ci ribadisce ancora una volta la sicurezza del credente in Cristo. Una volta accettati nella famiglia di Dio, ne siamo permanente parte; ciò che facciamo dopo può potenzialmente compromettere la nostra comunione, il nostro cammino terreno e la nostra capacità di portare frutto. Ma non il nostro destino eterno. 

Beato chi fa queste cose

12 Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. 17 Se sapete queste cose, siete beati se le fate.

Dopo la lavanda dei piedi, il Signore si riveste e si assicura che i discepoli capiscano bene cosa è appena successo. Il Signore e Maestro si era vestito di umiltà e s’era fatto loro servitore, lavando loro i piedi. “Vi ho dato un esempio” aggiunge. Fate la stessa cosa. Ovvero, servite gli uni gli altri, perché il servo non è più grande del suo signore: “se l’ho fatto io, voi non avete scuse” è come se dicesse Gesù. E questo è appunto l’interpretazione classica e più ovvia del passaggio. Ma alla luce di quanto detto al punto precedente, credo sia giusto inferire che Gesù si aspetti anche che i discepoli perdonino i peccati gli uni degli altri, così come lui perdona i nostri. Del resto, in Matteo 6:15 leggiamo “ma se voi non perdonate agli uomini le loro colpe, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.” Entrambe le cose, il servire e il perdonare gli un gli altri, ci renderanno beati, perché avremo buona comunione col nostro Dio e gli uni con gli altri.

Conclusione

Tutto questo è possibile grazie al sacrificio che Gesù, nel suo completo amore, è stato pronto a fare. Proprio quel sacrificio che dista poche ore dagli eventi di cui abbiamo appena letto in questo passo. Pertanto, presentiamoci davanti a Lui con i nostri peccati quotidiani, consci del fatto che Egli è giusto e fedele da perdonarci; e avviciniamoci alla santa cena, simbolo del sacrificio che ci permette di avere vita e comunione col nostro Dio. 

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