…e ha mandato Suo figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati (1 Giovanni 4:10).
Mese: Gennaio 2014
Magari vi chiederete come mai l’uso dell’ebraico Yeshua Ha’Mashiach, quando potrei semplicemente usare l’italiano Gesù Cristo. Il fatto è che la notizia ci arriva direttamente dalla terra che il nostro Dio promise ad Abraamo e alla sua discendenza, per sempre e incondizionatamente (Genesi 15:9-21).
Una donna Israeliana, Therese Daoud, cristiana, e il suo dottore ci fanno sapere che il cancro alla gamba della donna è stato guarito da una preghiera fatta nel nome di Gesù. Come si può facilmente immaginare, la notizia ha fatto scalpore in Israele, lasciando i più senza parola; Therese e il medico sono stati intervistati dal Canale-2 di Israele.
Le parabole sono forse la prima cosa che si impara leggendo il Nuovo Testamento. Il Signore Gesù usava parabole per spiegare le cose in una maniera molto efficace. Questo studio è basato sulla parabola divenuta poi famosa come Parabola del Buon Samaritano (Luca 10:30-35). Gesù usa questa parabola per rispondere a un dottore della Legge che stava cercando di metterlo alla prova (Luca 10:25-29). L’uomo pose la famosa domanda: «Chi è il mio prossimo?». In altre parole: «chi è che dovrei amare come me stesso?» (Levitico 19:18). Quando studiamo questa parabola nel modo classico e applichiamo i buoni principi dell’ermeneutica biblica, l’ovvia conclusione è che il nostro prossimo è chiunque sia nel bisogno.
Chiunque abbia letto il nostro statuto di fede sa che noi sposiamo una lettura letterale, grammaticale, storica e contestuale della Bibbia. Tuttavia, questo non esclude che un dato passaggio biblico abbia letture addizionali, spesso sul livello simbolico. È da notare, comunque, che una lettura simbolica di un passaggio non può comunque violare i principi ermeneutici di base e pertanto essa non può contraddire la lettura letterale dello stesso passaggio, così come la lettura letterale e/o simbolica di tutto il restante testo biblico.
Questa lettura simbolica in aggiunta alla lettura letterale è spesso presente nelle parabole. Del resto la parola “parabola” viene dal greco parabolē
che significa «mettere lato a lato», ovvero «comparare». Difatti le parabole sono di solito verità celesti poste in un contesto terreno; pertanto abbiamo due messaggi in uno: una verità letterale, ma anche una verità celeste.
Avendo chiara la verità letterale del passaggio, e sulla seconda, la verità celeste, che il nostro studio di concentra. Ma prima di proseguire, ho pensato che una breve nota sui Samaritani e altre note storiche avrebbero reso più agevole la comprensione di alcuni dei simbolismi che il Signore ha lasciato in questa parabola.