Agostino lascia un’eredità mista, per usare un eufemismo.

Da un lato, è uno dei più grandi geni di tutti i tempi, al pari di Platone e Aristotele nella sua influenza sullo sviluppo della cultura, della teologia e della politica occidentale. Non si può comprendere la civiltà occidentale senza Agostino. Dai suoi scritti si può sempre trarre un insegnamento positivo.

D’altra parte, la gente ama odiarlo. Gli ortodossi orientali accusano Agostino degli errori di latino che alla fine portarono il vescovo di Roma allo scisma. E gli anti-calvinisti lo accusano degli errori del calvinismo.

Giusto o sbagliato che sia, Agostino è stato tanto influente. Si veda anche la sua influenza sulla “salvezza per signoria” (Lordship Salvation).

Agostino fa alcune osservazioni positive. Ad esempio, nei capitoli 30-33 dell’Enchiridion, egli nega giustamente che le opere possano meritare la salvezza:

Questa parte del genere umano, a cui Dio promette la liberazione e il regno eterno, può forse riabilitarsi in virtú dei meriti delle sue proprie opere? È impensabile. Quali opere di bene può compiere chi si è perduto, se non nella misura in cui sarà stato liberato dalla sua perdizione?

La salvezza è per opere? Impensabile! Le persone perdute non hanno il potere di salvarsi attraverso le opere. Fin qui tutto bene.

Poi, nella frase successiva, Agostino improvvisamente prende la strada sbagliata:

“Potrà farlo grazie al libero arbitrio della volontà? Anche questo è impensabile”.

Capito? Dopo aver giustamente negato che possiamo salvarci in base alle nostre opere, Agostino dice lo stesso del nostro libero arbitrio. È quest’attacco al libero arbitrio che conduce Agostino e i suoi discepoli lungo un percorso tortuoso che alla fine diventa un attacco alla salvezza mediante la fede.

In che modo?

Lo si vede in ciò che fa dopo Agostino, vale a dire, abusare di Efesini 2:8-9 per insegnare che, poiché non possiamo essere salvati da nulla a causa del libero arbitrio, la fede stessa deve essere un dono di Dio:

E perché gli uomini non si attribuissero nemmeno questa fede, al punto da non comprendere che è un dono divino, il medesimo Apostolo, che pure sostiene in un altro punto d’aver ottenuto misericordia per la sua fede, ha aggiunto anche queste parole: E ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né dalle opere, perché nessuno possa vantarsene

Le cose peggiorano quando Agostino abusa di Efesini 2:10 per insegnare che, poiché la fede è il dono di Dio, produrrà sempre buone opere:

Perché poi non si pensasse che i fedeli potessero rimanere senza opere buone, ha soggiunto ulteriormente: Siamo sua immagine, creati in Cristo Gesú per le opere buone che Dio ha predisposto perché in esse progredissimo.

Agostino prosegue spiegando che Dio determina ciò che vogliamo:

per una comprensione corretta dell’espressione: Non dipende né dalla volontà né dagli sforzi, ma dalla misericordia di Dio, non resta che riconoscere tutto a Dio, che predispone la buona volontà dell’uomo e la sorregge dopo averla predisposta. In effetti la buona volontà dell’uomo precede molti doni di Dio, ma non tutti, ed essa stessa si trova fra quelli che non precede.

In altre parole, quando Agostino dice che “non resta che riconoscere tutto a Dio”, sta difendendo il determinismo divino. Dio è causa di ogni cosa, compreso il nostro volere.

Ho visto luterani e calvinisti avanzare le medesime argomentazioni. Affermano cose corrette, come la salvezza per grazia a prescindere dalle opere. Ma poi cominciano ad attaccare anche la fede stessa, dicendo che se fossimo liberi di credere, allora la fede sarebbe meritoria e la salvezza non sarebbe più per grazia. Quindi l’unica spiegazione è che Dio predestini chi crede ed è salvato.

Ora so da dove viene questa linea di ragionamento: tutto risale ad Agostino e il suo illegittimo confondere l’argomentazione di Paolo contro la salvezza per opere con l’argomentazione della salvezza per libero arbitrio.  

Come rispondere ad Agostino?

Aderendo strettamente a ciò che dice Paolo e rifiutando di sostenere argomentazioni che l’apostolo non sostiene.

Ad esempio, Paolo sostiene che la grazia e le opere sono incompatibili:

Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia

Romani 11:6

Non dice mai che la grazia e il libero arbitrio siano incompatibili. Non dice mai che il libero arbitrio equivalga a un’opera.

Paolo non insegna neanche che la fede è un dono. Agostino ha interpretato male Efesini 2:8-9:

Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio.

Efesini 2:8

Lo sappiamo poiché fede (pistis) è un sostantivo femminile mentre ciò (touto) è un pronome dimostrativo neutro, quindi ciò non si riferisce alla fede, ma all’intero evento della salvezza.

Se si mette insieme Efesini 2:8-9 e Romani 11:6, si vedrà che la salvezza basata sulla grazia non ha nulla a che fare con il determinismo, ma con il fatto che è separata dalle opere. La grazia ha a che fare con l’essere salvati senza la legge, non senza volontà.

Purtroppo, questo attacco al libero arbitrio portò Agostino e i suoi discepoli a ulteriori conclusioni non bibliche, come ad esempio che la salvezza avviene per predestinazione, che la rigenerazione precede la fede, che l’elezione di Dio si compie attraverso la rigenerazione battesimale, che i bambini devono essere battezzati e rigenerati, e che la certezza della salvezza si basa sul comportamento. Ognuna di queste posizioni può essere ricondotta all’attacco alla nostra libertà di credere, e ognuna di esse mina o contraddice la semplice verità che si è salvati per sempre nel momento in cui si crede in Gesù come proprio Salvatore.

Non fraintendetemi. Non sto dicendo che non valga la pena leggere Agostino. Al contrario. Procuratevi pure una copia delle sue Confessioni. È brillante e contiene numerosi spunti nei suoi scritti. Quello che sto dicendo è che i giganti intellettuali spesso commettono errori giganteschi.

(Tradotto e pubblicato con permesso dell’autore)