Il Vangelo di Giovanni spicca per il suo intento evangelistico, che lo si consideri o meno l’unico libro del Nuovo Testamento con tale finalità. Giovanni annuncia un messaggio che risuona profondo e limpido: la vita eterna offerta gratuitamente da Dio.

Il contenuto della fede salvifica è in Giovanni 20:31, dove la fede in Gesù come Messia (o Cristo) e figlio di Dio viene delineata come il sentiero unico verso la vita eterna.

Però, se ci spostiamo sulle tracce dei vangeli sinottici—Matteo, Marco e Luca—incontriamo obiettivi diversi. Ognuno di questi resoconti è stato redatto pensando a un uditorio specifico e mira a mettere in risalto particolari aspetti della vita, degli insegnamenti e delle opere di Gesù.

Questa varietà di scopi e destinatari pone una domanda cruciale: è possibile per un individuo, immergendosi nella lettura di uno dei vangeli sinottici, scoprire in esso il messaggio indispensabile per raggiungere la vita eterna, come potrebbe farlo nel vangelo di Giovanni?

A nostro avviso, la risposta è . Questo articolo mira a dimostrare come ognuno dei quattro vangeli, nonostante le loro specifiche finalità e uditori, sia intriso dell’essenziale affermazione di Gesù come Messia, Figlio di Dio—quel messaggio che se creduto garantisce la vita eterna.

Il vangelo di Giovanni: garanzia di salvezza

Il vangelo di Giovanni si differenzia dagli altri per stile, contenuto e struttura, catturando l’essenza della divinità di Gesù. Questo vangelo, a differenza dei sinottici, ci presenta una grande narrazione volta a fornire una rivelazione inequivocabile di chi è Gesù: il Messia, il Figlio di Dio.

Nel capitolo 20 troviamo riassunto il contenuto specifico della fede salvifica:

“Ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.

GIOVANNI 20:31

Qui Giovanni ci presenta la chiave per la vita eterna: credere in Gesù come il Messia, il Figlio di Dio. Questa affermazione non è sepolta all’interno di un complesso discorso teologico o velata da parabole e metafore: è proclamata apertamente e chiaramente. Il vangelo di Giovanni, così, emerge come una guida sicura, un faro che illumina la via verso la salvezza, essendo il suo messaggio autosufficiente per fornire la comprensione necessaria per ottenere la vita eterna.

Vangeli sinottici: la chiave della vita eterna tra finalità e uditori diversi

Rivolgendo la nostra attenzione ai vangeli sinottici, ci troviamo di fronte a un insieme variegato di scopi e destinatari primari. Questi tre vangeli sono spesso analizzati insieme a causa del loro contenuto condiviso e narrazioni parallele, eppure ognuno di essi porta un focus distintivo che li differenzia l’uno dall’altro e dal vangelo di Giovanni.

Matteo, tradizionalmente ritenuto scritto per un pubblico ebraico, cerca principalmente di dimostrare come Gesù adempie le profezie dell’Antico Testamento e quindi lo stabilisce come l’atteso Messia ebreo. La messianicità di Gesù è fortemente enfatizzata fin dalla genealogia nel capitolo iniziale, affermando la legittima pretesa di Gesù al trono di Davide, un’aspettativa chiave del Messia ebreo. Questa rappresentazione continua per tutta la narrazione, culminando con la confessione di Pietro

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

MATTEO 16:16

Marco presenta un resoconto conciso e orientato all’azione del ministero di Gesù. È spesso suggerito che Marco si rivolge a un pubblico Gentile che non ha familiarità con le usanze ebraiche. Marco cerca di rappresentare Gesù come una figura dagli atti potenti e dall’autorità divina, mostrando contemporaneamente la sua umanità e il costo del discepolato; pertanto non esita a presentare Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio. Questo è chiaramente indicato nel primo versetto,

“L’inizio del vangelo su Gesù Cristo, il Figlio di Dio”.

Marco 1:1

Inoltre, in Marco, la messianicità di Gesù viene affermata attraverso il motivo ricorrente del segreto messianico, dove la rivelazione dell’identità di Gesù viene gradualmente svelata.

Luca, il più lungo dei quattro vangeli, fornisce un resoconto ordinato e dettagliato della vita e del ministero di Gesù, sottolineando la compassione di Gesù per gli emarginati, il ruolo delle donne e l’universalità del messaggio di Gesù.

Nell’annuncio angelico della nascita di Gesù ai pastori in Luca 2:11, Egli è indicato come “un Salvatore, che è Cristo, il Signore”. Inoltre, analogamente a Matteo, il racconto include la confessione di Pietro della messianicità di Gesù. Ed è allo stesso tempo identificato come il Figlio di Dio (Lc 1:31-35; 9:35; 22:70).

Le variazioni nelle loro narrazioni suscitano una domanda intrigante: tra i loro obiettivi unici, i Vangeli sinottici contengono il messaggio sufficiente necessario per raggiungere la vita eterna, come esplicitamente affermato nel Vangelo di Giovanni? La risposta è un deciso “sì”. Il messaggio che offre la chiave della vita eterna – la dichiarazione di Gesù come Messia e Figlio di Dio – non è esclusivo del vangelo di Giovanni, ma permea anche le narrazioni dei vangeli sinottici.

Conclusione

Dal contesto ebraico di Matteo, attraverso il racconto succinto e potente di Marco, al tono compassionevole e universale di Luca, e infine, al ritratto divino e intimo di Giovanni, il messaggio rimane coerente: Gesù è il Messia, il Figlio di Dio. Gli evangelisti, ciascuno a modo suo, affermano questa verità essenziale, sottolineando che la fede in questa dichiarazione conduce alla vita eterna.

Questa proclamazione condivisa attraverso tutti e quattro i Vangeli, nonostante le loro prospettive e finalità uniche, afferma l’universalità del messaggio di salvezza. È una testimonianza della fede duratura e fondamentale delle prime comunità cristiane e, per estensione, offre ai lettori contemporanei una narrazione unificata e coerente sull’identità e la missione di Gesù. La presenza di questo tema universale, quindi, rafforza la certezza che chiunque legga che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio, e lo creda, può ottenere la vita eterna, indipendentemente dal Vangelo che incontra.