«O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?» Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.

1 Corinzi 15:55-57

Viviamo tempi così incerti. Tante persone stanno perdendo o hanno perduto i loro cari in una maniera atroce e straziante. Molti non hanno avuto nemmeno la possibilità di dirsi addio, né hanno avuto una salma su cui piangere. Il dolore della perdita è sempre il più struggente, il più acuto possibile. In queste ore ho letto tante storie orribili, il pianto ha caratterizzato i nostri ultimi mesi e la paura ogni singolo giorno.

Questo articolo è rivolto a tutti coloro che stanno soffrendo per la perdita di qualcuno; per coloro che stanno lottando con la malattia e per coloro che stanno seduti sul divano e non hanno alcuna certezza del futuro. La vostra sofferenza non passa indifferente. La forza che oggi vi sembra venire meno, non rimane incompresa. Ma è stata già sollevata, ha ricevuto già conforto.

Eppure vi chiedete, dov’è Dio in tutto questo?

Mi viene in mente un episodio della Bibbia, ve lo faccio leggere così come fu scritto 2000 anni fa:

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno.  Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai». Ma egli, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».

Matteo 16: 21- 23

Messi di fronte alla dolorosa predizione della croce del Cristo, i discepoli reagirono alla maniera umana. Pietro, al pensiero di perdere il suo amato Maestro, con forza rigettò l’idea che qualcuno potesse fargli del male. Perché il solo pensiero era straziante per lui, troppo pesante da reggere. Ma la risposta del Cristo, era dettata dalla necessità di ridimensionare le percezioni semplici di Pietro e dare al suo amato discepolo una prospettiva eterna.

“Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini”

Da un punto di vista umano, la nostra percezione della realtà è ferma, bloccata su quello che viviamo oggi. Ogni cosa che viviamo nell’istante in cui la viviamo ci appare come una verità assoluta e non vi è nessun’altra situazione che possa compararsi o sovrapporsi a quella che stiamo vivendo. Persino il pensiero di un domani diverso dall’oggi, ci appare difficile da sostenere. Eppure qui il Signore Gesù ci esorta a guardare oltre la realtà che stiamo vivendo, a sentire oltre il dolore che stiamo sentendo per volgere lo sguardo verso l’eternità.

La verità è questa: dal Suo punto di vista Dio è già intervenuto su tutto, ha già realizzato la vittoria sulla morte, sulle sofferenze, sul dolore. Dal Suo punto di vista, ogni cosa del male è già stata sconfitta e la vita trionfa abbondante. Dal Suo punto di vista il virus è già stato battuto. Ogni conto infatti è stato azzerato sulla croce del nostro Signore.

In queste ore festeggiamo tutti la Pasqua.  Celebriamo la morte e la resurrezione di Dio, Gesù. Mentre tanti ricordano i fatti storici della sua morte e della sua resurrezione, falliscono però nell’applicare nella pratica i suoi benefici. Oppure induriscono il loro cuore e rigettano il suo sacrificio. La realtà è che Dio non ha promesso una vita priva di sofferenza su questa terra, al contrario, ci ha avvisato che sarebbe stato duro. Ma ci ha anche detto: Fatevi coraggio, io ho vinto il Mondo! (Giovanni 16:33)
Egli ha fatto in modo che nel più buio e solitario momento della mia vita, la mia speranza non finisca lì in quell’ospedale, ma che continui oltre ogni immaginazione nell’eternità splendente che Egli ha preparato per me. Il Suo intervento è stato attuato sulla croce. Il Suo aiuto mi è arrivato dal dolore del Calvario. La mia salvezza mi è giunta in quel lontano Venerdì Santo e si è fatta certa tre giorni dopo con la Sua resurrezione.

Ecco, la prospettiva è più o meno questa:

La realtà delle cose degli uomini grida: dove sta la giustizia?

Il senso delle cose di Dio risponde: giustizia è stata fatta sulla croce. L’innocente ha pagato per il colpevole e il colpevole è libero. La vanità è stata messa a morte.

La realtà delle cose degli uomini grida: come ha potuto Dio permettere una tale sofferenza?

Il senso delle cose di Dio risponde: io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo. (Romani 8:18). Ogni sofferenza è stata resa vana grazie all’intervento del Cristo sulla croce, che ha sovrapposto alla sofferenza odierna la grande gioia dell’eterna soddisfazione.

La realtà degli uomini grida: la mia vita non ha più uno scopo.

Il senso delle cose di Dio risponde: io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Giovanni 10:10). Questa vita è per un tempo, ma la vita eterna è per sempre, essa non si consuma, né si deteriora nel tempo. È davvero piena ed abbondante. E il suo scopo diventa quello di servire Colui che ce l’ha donata e amare come Lui ci ha amato. É infatti nel servire gli altri, come Gesù ha servito noi, che riposa la pienezza di questa vita.

La realtà degli uomini grida: perché questa malattia a me?

Il senso delle cose di Dio risponde: Egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori. […] e per le sue lividure noi siamo stati guariti. (Isaia 53)
Sulla croce, la malattia che prima ci uccideva per sempre, quella del peccato, è stata sconfitta. Nell’eternità non ci saranno malattie, perché non ci sarà più peccato.

La realtà degli uomini grida: Perché Dio non fa nulla?

Il senso delle cose di Dio risponde: Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: «È compiuto!» E chinato il capo rese lo spirito (Giovanni 19:30). Egli ha già compiuto tutto, ha fatto tutto ciò che c’era da fare. Sulla croce.

La realtà degli uomini grida: che ho fatto di male?

Il senso delle cose di Dio risponde: Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l’Eterno ha fatto ricadere su di Lui l’iniquità di noi tutti. (Isaia 53:6) Così nessuno di noi può dire, sono innocente. Ognuno è peccatore, chi più e chi meno, ma tutti lo siamo.

Vedete, nella realtà delle cose c’è un netto contrasto tra quello che ci succede qui e quello che invece è l’eternità. La nostra vita attuale ha un tempo stabilito, che prima o poi scade, mentre quella eterna non ce l’ha. Lì il tempo non ha scadenza. Dio ha fatto ogni cosa in modo che noi potessimo spendere quel tempo infinito nella gioia della Sua presenza. Oppure nella disperazione più totale della Sua assenza.

Ha agito sull’eternità, non sulle cose destinate a morire. Ora, ciò non vuol dire che Egli non guarisca anche oggi. Noi viviamo per Dio e moriamo per Dio come dice la Scrittura. Ma la Sua grande azione, il Suo grande intervento è avvenuto al Calvario e per noi ha il suo compimento nell’Eternità.

Oggi quando vi sentite afflitti, pensate alla croce e ponete fede in essa: ringraziate sapendo che l’afflizione non durerà in eterno. Quando avete dolore, pensate alla croce e ponete fiducia in essa: ringraziate che ogni dolore sia stato eliminato nell’eternità. Quando pensate alla vostra vita qui, rivolgete il vostro sguardo verso la croce e ponete fiducia in essa, per assicurarvi così che la vostra vita non finisca mai.

Durante questa Pasqua pensiamo alla croce e poniamo la nostra fede nel Cristo Gesù, per l’eternità. Poiché questa è la vittoria e il conforto che sono stati compiuti per noi.

Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […] Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.  Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future,  né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

Romani 8:35-39