Recentemente ci siamo trovati ad affrontare una controversia nata da un articolo sulla dottrina della provvidenza divina, pubblicato su un sito aderente, in larga parte, alla teologia riformata (Calvinismo). Il disaccordo è nato dal fatto che colui che ce lo ha riportato, seppur dichiarandosi ferventemente non calvinista, non aveva riconosciuto che tale articolo aveva proprio quell’impronta.

Vogliamo qui evidenziare, passaggio per passaggio, gli elementi che si rifanno a tale dottrina, così che il lettore possa conoscerli e riconoscerli in futuro, ed evidenziare il perché, alla luce della Parola, essi siano da ritenersi non biblici.

Il Calvinismo, al contrario di quanto credono molti, non si limita al TULIP (i cinque punti) ma è una teologia completa, a trecentosessanta gradi. Non solo quindi si occupa di soteriologia (cioè come ci salviamo), ma si occupa anche di escatologia (la fine dei tempi), per esempio, e di tutto ciò che contengono le Scritture. Questo è al fine di determinare il carattere di Dio. Tale sistema teologico parte da dei presupposti precisi, e da tali presupposti si sviluppa tutta l’ideologia calvinista. Uno di questi presupposti di partenza più importanti e più discussi è proprio quello i riformati chiamano impropriamente sovranità o provvidenza divina.

Secondo il calvinista, la sovranità di Dio si fonda sul principio che Dio esercita un controllo meticoloso e deterministico non solo su ogni avvenimento della storia ma anche su ogni scelta umana. Non agisce quindi solo all’esterno dell’individuo (nelle circostanze che lo circondano) ma bensì anche al suo interno (influenza le sue scelte/azioni). Tale visione non è condivisa dal mondo evangelico tradizionale. Nell’ottica calvinista, il libero arbitrio dell’uomo viene apertamente negato, perché logicamente parlando, la libertà arbitraria che l’uomo ha ricevuto da Dio è per definizione autodeterministica (cioè parte dall’individuo stesso) e incondizionata (non soggetta ad agenti esterni). Si deduce, quindi, che le scelte dell’uomo, qualora siano soggette ad un Dio che controlla ogni impulso e ogni azione, non possono ritenersi libere, ma condizionate o nel migliore dei casi, “co-causate”. E questo mina drammaticamente la definizione stessa di libertà. Nell’articolo in questione, che è stato preso da un sito che aderisce a tale tesi, si è definita la sovranità di Dio (o provvidenza) seguendo quest’ottica. Seguono i passaggi dell’articolo in corsivo, commentati punto per punto.

È stato riportato nell’articolo che:

“La provvidenza divina è il mezzo per il quale Dio governa ogni cosa nell’universo. La dottrina della provvidenza divina afferma che Dio ha il controllo completo su ogni cosa. “

Un controllo così definito non può altro che essere di natura deterministica (rinnega quindi per forza di termini, il libero arbitrio). L’articolo continua:

“Lo stesso vale per le scelte umane. In un senso molto reale, noi non siamo liberi di scegliere o di agire senza il volere di Dio. Tutto ciò che facciamo e tutto ciò che scegliamo è in piena armonia con il volere di Dio, anche le nostre scelte di peccato (Gn 50:20).”

Ancora più esplicitamente viene dichiarato che l’uomo non è libero di scegliere e agire senza il volere di Dio. Cosa comporta una tale dottrina?

1) La negazione del libero arbitrio: espressione usata per indicare la libertà dell’uomo, i cui atti non sono determinati da forze superiori (di tipo soprannaturale o naturale), ma derivano da sue autonome scelte.

2) Dio è autore del peccato (come affermato dall’articolo stesso quando dice che anche le nostre scelte di peccato sono in linea con la sua volontà). Poiché se non abbiamo possibilità di scelta indipendente dal volere divino, allora il volere divino ci viene imposto nelle nostre scelte. Questo rende Dio responsabile anche per le azioni vili compiute dall’uomo.

3) Una visione compatibilistica della libertà umana, ossia l’uomo ha la facoltà “libera” di scegliere solo se tale scelta è in linea col piano di Dio o con la natura che ogni individuo possiede. Questa visione adottata da molti calvinisti moderni non è altro che un palliativo al problema del determinismo divino: di fatto però la libertà dell’individuo ancora risulta condizionata dalla volontà di Dio, poiché è Egli che ha determinato il carattere e le circostanze per dare all’uomo la libertà di fare una (e solo una) scelta. Sarebbe come dire di avere la capacità di scelta, ma nessuna reale alternativa.

“Alla fine dei conti, Dio controlla le nostre scelte e le nostre azioni (Gn 45:5; Deut 8:18; Prov 21:1) eppure lo fa in modo tale da non violare la nostra responsabilità come esseri morali liberi, né ci impedisce di fare scelte, anche se queste sono contrarie alla sua volontà”.

Quindi le nostre scelte sono in piena armonia col volere di Dio (come affermato al punto precedente) o contrarie ad esso? Se è vera la prima ipotesi, non può esserlo la seconda. L’una deve necessariamente escludere l’altra, oppure siamo in presenza di una contraddizione, che per definizione è una falsità. La Bibbia non contiene né contraddizioni, né fallacie logiche (Salmo 12:6), quindi qualcosa di sbagliato deve per forza esserci nelle presupposizioni calviniste. I versi biblici citati, infatti, non dimostrano che Dio interviene sulle nostre scelte, ma che nonostante le nostre scelte, Dio ha compiuto il Suo piano, quello per esempio di portare Giuseppe in Egitto (Genesi 45:5 è chiarito meglio in Genesi 50).

Un altro enorme problema, che in inglese chiameremmo “l’elefante nella stanza”, è il problema della responsabilità. Presumendo per un attimo di aver stabilito che Dio si trova in ogni scelta ed in ogni cosa che facciamo, come è possibile che ce ne viene ancora imputata la responsabilità? In un omicidio non è colpevole solo chi preme il grilletto ma anche il mandante. Entrambi incorrono nel giudizio. Dio è escluso da tutto questo, e lo è perché non ha alcuna parte con il peccato (1 Giovanni 1:15). Ma se lo rendiamo mandante, per compiere i suoi scopi, allora lo rendiamo corresponsabile. E questo è un punto debole di cui ancora oggi molti calvinisti e non, che accettano la sovranità di Dio così spiegata, non riescono a scrollarsi di dosso.

Poi l’articolo segue parlando di miracoli come interventi indiretti della volontà di Dio e interventi diretti come la conversione di Saulo, la quale, secondo l’articolo è stata diretta e soprannaturale. Ci teniamo a precisare che questa dottrina è tipicamente calvinista; Paolo non è stato “fatto convertire”, come dichiara l’articolo: Saulo, come ogni altro credente, si è convertito perché ha creduto in Gesù, in seguito alla visione avuta sulla via di Damasco. Non è stato direttamente convertito con l’intervento di Dio (altrimenti parleremmo di grazia irresistibile?); piuttosto è stato “chiamato” da Dio (Galati 1), per scopi apostolici. La conversione riguarda la salvezza, la chiamata riguarda il piano di Dio, entrambe sono “concordate” e mai imposte dall’alto, (proprio per non violare il principio del libero arbitrio). Queste e tante altre subdole sottigliezze appartengono al mondo calvinista.

D’altro canto, ci sono color che dicono che il concetto di Dio che orchestra in modo diretto o indiretto gli eventi distrugge la possibilità del libero arbitrio. Se Dio è in completo controllo, come possiamo essere liberi nelle decisioni che prendiamo? In altre parole, affinché la libertà abbia significato, ci devono essere cose al di fuori del controllo sovrano di Dio, e quindi la contingenza delle scelte umane. Ammettiamo per un attimo che ciò sia vero. Che cosa ne consegue? Se Dio non ha il controllo completo su tutte le contingenze, come può garantire la nostra salvezza? Paolo dice in Filippesi 1:6 che “Colui che ha iniziato in voi una buona opera la porterà a compimento fino al giorno di Gesù Cristo”. Se Dio non ha il controllo di tutte le cose, allora questa promessa e tutte le altre promesse bibliche sono invalide. Non possiamo avere la completa certezza che la buona opera della salvezza che è stata iniziata in noi sarà portata a compimento. Inoltre, se Dio non è in controllo di ogni cosa, allora Egli non è sovrano, e se non è Sovrano allora Egli non è Dio.

Questo passaggio, è il più confuso di tutti. La nostra salvezza non è garantita dal controllo meticoloso di Dio su tutti gli eventi e le decisioni che prendiamo: essa è garantita dalla fede nell’opera redentrice del Cristo, Gesù. Ogni credente sincero aderisce a questo. Inoltre, le promesse di Dio sono garantite unicamente dal carattere di Dio stesso, senza esserci alcun bisogno di un controllo deterministico di ogni evento nel creato: il semplice fatto che Dio ha promesso, ci garantisce che manterrà la promessa. Non c’è nessun nesso logico tra l’attendibilità della parola di Dio e il suo controllo sull’universo, poiché Egli, in quanto Dio, è ugualmente capace di mantenere le sue promesse, pur decidendo di non esercitare tale controllo.

Ora, dobbiamo a questo punto fare una precisazione. Non è possibile negare che Dio abbia mai agito o agisca tutt’oggi secondo la Sua volontà e il disegno del Suo cuore: al fine di compiere il Suo piano salvifico per i gentili e per i giudei, il Signore è sempre all’opera come Gesù stesso testimonia (Giovanni 5:17). Ma è il controllo meticoloso e deterministico di Dio, così come viene inteso dal Calvinismo, che qui viene rinnegato.

Quindi il prezzo del credere che ci sono fattori contingenti al di fuori del controllo di Dio è che alla fine Dio non è più Dio. 

Falso. Perché si fonda su presupposti sbagliati. La definizione data in questo articolo di sovranità/provvidenza, implica tutta una serie di conseguenze importanti (come abbiamo visto) e porta quindi a conclusioni fuorvianti.

La soluzione? Adottare la giusta definizione di sovranità, che nulla ha a che fare con la determinazione/controllo di ogni evento prima della fondazione del mondo (dottrina della “provvidenza divina” o “degli eterni decreti di Dio”). Un esempio semplice è la sovranità che un re esercita sui suoi sudditi: Egli è sovrano sul reame, ne detta le regole, dichiara il giudizio e fa in modo che esso sia eseguito. Ma le scelte individuali dei sudditi, non sono di competenza del re a meno che esse non violino le sue leggi. Se esse vengono violate, si applica allora il diritto (sancito dal re in quanto sovrano). Ma le scelte individuali dei sudditi non minano l’autorità che ha il re, né ne distruggono la sovranità (un re non è meno re se non regola ogni aspetto della vita dei sudditi). Così, la sovranità di Dio non ha alcun effetto sul libero arbitrio dell’uomo, né se ne preoccupa. Infatti, se ragioniamo, un Dio che ha bisogno di sottrarre all’uomo il libero arbitrio per portare a termine i propri scopi, non può essere definito un dio onnipotente (non può portare a termine i suoi scopi). Allo stesso modo, se Dio non riesce a portare a termine i propri scopi senza negare all’uomo la totale libertà di scelta nella sua vita, non può essere definito onnipotente (non può dare libertà all’uomo). Ma, ecco, Dio è onnipotente! La tesi biblica allora mi porta a dichiarare questo: Dio è onnipotente, come dichiarano le scritture, e lo dimostra nel fatto che può portare a termine i propri piani nonostante il libero arbitrio dell’uomo. Come lo fa? Non ci è dato di saperlo, e in fondo non ci interessa, ma ci conforta perché, Egli è Dio.

La divina provvidenza non distrugge la nostra libertà. Piuttosto, la provvidenza divina ci aiuta ad usare la nostra libertà in modo adeguato.

Questa conclusione è in diretta contraddizione con la tesi dell’articolo riportato, poiché se la provvidenza divina fosse come viene definita dall’articolo stesso, allora non si potrebbe parlare di libertà. Non ve ne sarebbe affatto.

Qual è il punto della nostra confutazione? Evidenziare come anche un credente sincero, che si professa ardentemente non Calvinista possa finire con l’adottare definizioni prettamente e inequivocabilmente calviniste.

Il Calvinismo è un errore teologico mastodontico che è però allo stesso tempo molto subdolo (come ogni falsa dottrina). Esso non è limitato alla questione della salvezza o della predestinazione; la teologia riformata è una montagna, una teologia completa, i cui concetti si sono infiltrati anche nell’ambiente evangelico.

Perché è importante tutta questa discussione? Semplice. La caratteristica del calvinismo, così come di ogni altra falsa dottrina, è quella di pervertire il carattere di Dio. Quando si adottano concetti calvinisti che trasformano Dio in un burattinaio e dipingono la realtà con toni radicalmente deterministici, le conseguenze per i cristiani che finiscono col credere a queste cose sono svariate:

  • Fuggire la responsabilità personale (uno può pensare: è Dio che mi ha portato a fare questo!)
  • Vedere Dio in una luce meno maestosa e meno amorevole; esempio reale direttamente dalla chiesa in cui siamo stati per più di due anni (chiesa riformata): una nostra sorella è malata di una malattia estremamente debilitante; la madre, cristiana e calvinista, più volte, nei discorsi, ha candidamente ammesso di non comprendere perché Dio abbia fatto questo alla figlia. Ovviamente, la possibilità che non sia stato affatto Dio non le passa nemmeno per la testa. Perché? Be’, perché lei crede che “Nell’eternità passata, Dio, secondo il consiglio della Sua volontà, ha stabilito ogni cosa che sarebbe mai accaduta”. Cosa succede dunque? La relazione con Dio si incrina, la visione di Dio cambia. Resti credente, ma ti raffreddi nel tuo rapporto con gli altri, perdi empatia, che è tipico della stragrande maggioranza di Cristiani riformati che conosco.

Ho visto personalmente queste dottrine deterministe calviniste fare danni di ogni specie. Fino anche a portare persone a rigettare Dio completamente, ritenendolo responsabile delle più grandi atrocità nel mondo (conclusione logica sotto il sistema determinista che viene fuori dalla dottrina qui presentata come “provvidenza divina”).

Dunque, ci chiediamo ancora, perché è importante tutta questa discussione? Al fine di non danneggiare la chiesa. Le false dottrine questo fanno: danneggiano la chiesa.

Vorrei concludere inoltre con questo pensiero, che va ora al di la della discussione: un dio che ha bisogno di muovere ogni singolo pezzo della scacchiera al fine di vincere la partita o compiere i propri piani, è un dio molto piccolo. Il Dio della Bibbia invece è talmente grande da lasciare i suoi “avversari” (noi) giocare la partita, lasciando loro la possibilità di scegliere le proprie mosse, e nonostante questo, Egli è capace di conseguire la propria vittoria e portare a termine i propri piani. Questo è glorioso! Ed è in un tale Dio, Quello cioè descritto dalla Bibbia, che abbiamo posto e poniamo ogni giorno la nostra fiducia!

Dio vi benedica.