L’altro giorno in TV sentii uno stralcio del discorso di Papa Francesco. Il poco che sentii mi fece incuriosire. Poi su un sito che frequento, ci capito di nuovo e leggo di più. Con poca sorpresa da parte mia, che però nulla toglie alla gravità della cosa, apprendo che il papa aveva predicato un messaggio contrario al Vangelo di Gesù Cristo. Riprendo la trascrizione da questo sito.

«Il Signore tutti, tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici.»

Fin qua penso «mhm, ok». È vero, la salvezza è in Cristo, non nella chiesa romana. (Atti 4:10-12) Ma chi non crede nel vangelo, ovvero chi non riconosce di essere irrimediabilmente e giustamente condannato senza accettare il sacrificio di Cristo, non è ancora redento. (Giovanni 3:18)

«’Padre, gli atei?’. Anche loro.»

Vabbè — mi dico, concedendo ancora un minimo di beneficio del dubbio — forse intende che anche per gli atei è disponibile la salvezza, se si convertono. Ma no, mi sbagliavo.

«Se noi, ciascuno per la sua parte, facciamo il bene agli altri, ci incontriamo là, facendo il bene, e facciamo […] quella cultura dell’incontro. ‘Ma io non credo, padre, io sono ateo!’. Ma fai il bene: ci incontriamo là!”.»

Nel discorso del papa vi è racchiuso tutto: la negazione del Vangelo di Cristo, l’inclusivismo New Age, che punta alla religione unica, profetizzata anche nella Bibbia. (Apocalisse 13:3-4)

Papa Francesco scavalca completamente il vangelo e si focalizza sulle opere: basta fare del bene.

tutte le persone facciano il bene e ci incontriamo in questo lavoro, che è un lavoro di creazione, assomiglia alla creazione del Padre.

Tralasciando come questa frase faccia pensare alla dottrina New Age della co-creazione, cosa resta di queste presunte opere buone a coloro che non credono nel vangelo?

La Bibbia dice: «Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui» (Giovanni 3:36). E ancora: «Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.» (Giovanni 3:18)

Il Papa ha esibito la classica visione inclusivista New Age: che fintanto che “ti comporti bene e fai del bene”, sei salvo. Il che equivale ad affermare che, in fondo, il sacrificio del Cristo non era poi necessario. Ma Gesù la pensa piuttosto diversamente (Giovanni 14:6; Matteo 10:34).

Il Papa ha poi detto: «il sangue di Cristo […] ci fa figli di Dio di prima categoria»; più in là ripete: «tutti siamo figli di Dio: tutti, tutti!». Ma la Bibbia dice che è la fede nel sacrificio di Cristo che ci fa figli di Dio: «È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.» (Giovanni 1:11-13). Per essere figli di Dio, bisogna nascere di nuovo (Giovanni 3:3).

Il Papa ha detto che basta fare il bene e “ci incontriamo là”. La Bibbia dice invece: «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3:23) e che «il salario del peccato è la morte» (Romani 6:23), pertanto tutti sarebbero destinati alla morte (per la precisione, la “morte seconda” (Apocalisse 21:8), cioè la separazione eterna da Dio (2 Tessalonicesi 1:8-9)). La Bibbia dice anche: «egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo,» (Tito 3:5).

Scrivendo a Tito, l’apostolo Paolo parlava a una persona già salva (notare il passato: «ci ha salvati»), mettendo in chiaro che Dio non salva per opere giuste dell’uomo. Perché l’uomo non può essere giusto da sé davanti a Dio (Giobbe 25:4).

Qual è la condizione che Tito ha dovuto rispettare per essere salvo? “Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio»” (Giovanni 3:3). Nascere di nuovo, significa nascere dall’alto, da Dio (Giovanni 1:13), cioè dallo Spirito (Giovanni 3:6). “Essi dunque gli dissero: «Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».” (Giovanni 6:28-29). “Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;” (Romani 10:9). “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti;” (Efesini 2:8-9 NR94).

Il vangelo di Gesù è questo: che siete salvi per fede nel suo sacrificio che voi accettate come pagamento in toto per i vostri peccati. Chi non crede in questo, non è salvo, sia esso ateo o credente in chissà quale altro presunto dio o altra variazione blasfema di Gesù. Rifuggite qualsiasi altro vangelo. «Ché poi non c’è un altro vangelo; però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.» (Galati 1:7-9)

Ricordate che «È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo;» (Salmi 118:8).

Con questo voglio forse dire che non è giusto fare il bene? No. Dico solo che non è sufficiente. È la fede che salva, non le opere. E oltretutto, non tutte le opere che noi riteniamo “buone” sono tali per Dio. Ma solo quelle fatte nella sua volontà e per il Regno (Giovanni 15:5, 1 Corinzi 3:10-15).

O voglio per caso fare la guerra in nome di Dio, come l’abile retorica del papa vorrebbe fare intendere? No. Ma è dovere del cristiano ricordare il fondamento del Vangelo: “Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni 14:6). Inoltre, la Scrittura dice «Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele;».

Che Gesù vi benedica.

(Questa è una versione riveduta di una lettera che il sottoscritto inviò ad amici nei giorni seguenti il 22-05-2013.)