Sin da quando sono diventata cristiana, la mia fonte primaria di gioia è quando Dio si rivela nella Scrittura. Quando riesco a leggere un passo e a collegarlo ad altri nella Bibbia, sperimento il miracolo dell’unico Dio che opera attraverso il tempo e lo spazio, raggiungendo piccola me e mostrandomi la potenza della Sua Parola eterna.
“L’erba secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio sussiste per sempre.” (Isaia 40:8)
In un mondo definito da cose che finiscono—il passare dei tempi e delle stagioni, l’affievolirsi della vita, il costante cambiamento della natura—io gioisco nel vedere Dio che parla e agisce, che promette e adempie, che è morto ed è risorto. Egli non finisce e non cambia e la Sua Parola riflette queste sue caratteristiche.
Quando Lo vedo nella Scrittura, in un versetto, e sperimento la potenza della Sua Parola, vedo la stessa potenza muoversi in me. Essa trasforma il mio dolore in gioia, i miei bisogni in abbondanza e i miei limiti in opportunità. Mi dona l’audacia per proclamarla e la forza per ubbidirla.
Tuttavia, nella cristianità moderna, vedo spesso svilupparsi un modello diverso. Troppo spesso, ci avviciniamo alla Bibbia con una mente preconcetta, con bisogni impellenti e aspettative egocentriche intrecciate in ogni versetto. Temo che, agendo in questo modo, manchiamo di collegarci alla potente Fonte di Vita e così la Parola di Dio manca di portare frutto in noi. Eppure se solo ci abbandonassimo al testo biblico nudi e privi di qualsiasi nostra influenza personale su di esso, allora possiamo veramente sperimentare la benedizione di trovare nella Parola il Tesoro Più Grande e Prezioso di Tutti: il Suo Autore e Gesù Cristo Suo Figlio. Lui è il premio che tutti dovremmo cercare tra le pagine della Bibbia.
Mentre ero a un incontro biblico la scorsa notte, stavamo leggendo Neemia 8. Mentre esaminavo il capitolo, qualcosa mi è venuto in mente: ho avuto l’impressione che la scena descritta fosse qualcosa che avevo letto anche altrove nella Bibbia. Alla fine mi è venuto in mente Apocalisse e così ho preso una Bibbia e la pagina mi si è aperta su Apocalisse 5 e ho iniziato a confrontare i due passaggi. Stupita e piena di gioia, ho potuto vedere delle somiglianze che erano impossibili da ignorare o da considerare pura coincidenza. Ecco cosa ho trovato.
La Storia di Due Assemblee
Entrambi i racconti sono incentrati su un raduno del popolo di Dio, un Sacerdote e un Libro. I paralleli non sono accidentali; sono stati progettati da un Dio che dichiara la fine sin dal principio.
1. Il Sacerdote e il Lettore
In Neemia 8, il popolo si raduna come un sol uomo. Chiamano Esdra, lo Scriba e Sacerdote, per portare il Libro della Legge di Mosè. Esdra sta in alto rispetto al popolo, il mediatore della Parola per quella generazione.
In Apocalisse 5, vediamo un’assemblea più grande in Cielo. Si cerca qualcuno degno di aprire il rotolo. Giovanni piange perché nessuno viene trovato, finché non si fa avanti Uno: il Leone della tribù di Giuda, l’Agnello che è stato immolato. Gesù, il nostro Sommo Sacerdote, prende il rotolo.
Esdra rappresenta un’ombra; Gesù è la sostanza.
2. Il Centro dell’Attenzione
In Neemia 8:4, Esdra si trova su un palco di legno innalzato per l’occasione. Non è solo; accanto a lui, alla sua destra e alla sua sinistra, ci sono i capi e i Leviti (Mattitia, Sema, Anaia, ecc.).
In Apocalisse 5, la geometria dell’adorazione è perfetta. Il Trono di Dio è il centro, circondato dalle quattro creature viventi e dai ventiquattro anziani. In entrambe le scene, la lettura della Parola non è un atto solitario, ma collettivo. La Parola è al centro, sostenuta dalla testimonianza degli anziani.
3. La Risposta: “Amen, Amen”
La reazione fisica alla Parola è identica in entrambi i regni.
- Neemia 8:6: “Esdra benedisse il Signore, il gran Dio. Tutto il popolo rispose: ‘Amen, Amen!’, alzando le mani; poi s’inchinarono e adorarono il Signore con la faccia a terra.”
- Apocalisse 5:14: “Allora le quattro creature viventi dissero: ‘Amen!’ E i ventiquattro anziani si prostrarono e adorarono Colui che vive nei secoli dei secoli.”
Questa è la postura di un cuore che ha smesso di cercare di dettare le condizioni a Dio. Amen” significa “É verità“, “è certo“. È la resa della nostra volontà alla Sua rivelazione, il sigillo di una fede che cede al Divino la convinzione della Sua veridicità. Un atto che trova gioia nel cuore di Dio.
Il Mistero delle Lacrime: Grazia vs. Giudizio
Il contrasto più sorprendente tra questi due passi risiede nella reazione all’apertura del Libro.
In Neemia 8, mentre la Legge viene letta, il popolo inizia a piangere. Sono toccati nel cuore perché la Legge rivela il loro peccato. Temono il giudizio di Dio. Ma i Leviti zittiscono il pianto con una ferma ammonizione:
“Questo giorno è santo all’Eterno, al vostro Dio; non fate cordoglio e non piangete… perché la gioia dell’Eterno è la vostra forza” (Ne 8:9-10).
Perché? Perché si trattava di un giorno di grazia. Dio li stava restaurando dopo la lunga cattività babilonese. Si aspettavano il giudizio, ma ricevettero in cambio una festa.
In Apocalisse, lo scenario si ribalta per il mondo impenitente. Quando l’Agnello apre i sigilli del rotolo, il popolo sulla terra non trova festa, né motivo di gioia. Mentre i giudizi si svolgono (Ap 6:16), i re della terra e i ricchi si nascondono nelle caverne, gridando ai monti:
“Cadeteci addosso e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello!”
Per coloro che sono in Cristo, il Libro è fonte di gioia—un’esperienza alla Neemia 8 in cui le nostre lacrime vengono asciugate dalla gioia del Signore. Perché nella Sua grazia, che troviamo in Cristo, la condanna che è scritta su quel libro non ci viene applicata. Ma per un mondo che rifiuta l’Agnello, l’apertura del Libro significa che il Giorno del Signore è arrivato. Quello sarà un giorno di giudizio e pianto, il tempo della Grande Tribolazione. Il tempo della grazia sarà finito e comincerà il tempo del giudizio.
La Promessa del Futuro: Sukkot Adempiuta
La lettura in Neemia 8 portò immediatamente alla riscoperta di una festa specifica: Sukkot, o la Festa delle Capanne. Il popolo uscì, raccolse rami e visse in capanne/tende per ricordare il loro viaggio nel deserto.
Non si tratta di una lezione di storia, ma di una profezia. Dio ha preparato tutto sin dal principio. La Festa delle Capanne è una delle feste ebraiche che non è stata ancora profeticamente adempiuta nella storia. La Pasqua fu adempiuta alla Croce; la Pentecoste, in Atti 2. Ma Sukkot sarà adempiuto in futuro.
Gli eventi di Apocalisse ci conducono al Regno Millenario, il vero adempimento di Sukkot, dove Cristo “dimorerà” in mezzo a noi. Zaccaria 14 ci dice che nel Millennio, tutte le nazioni saliranno a Gerusalemme per adorare il Re e celebrare la Festa delle Capanne.
Quando leggiamo Neemia 8, non stiamo solo leggendo storia antica, ma stiamo assistendo ad una prova generale di un evento che avverrà in Cielo. Una tipologia di quello che il Signore ha preparato. E questo dovrebbe produrre meraviglia e riverenza verso il solo Dio che può dirci la fine dall’inizio. E può crescere in noi la fede nei Suoi confronti, la fiducia che ogni suo piano verrà attuato ed ogni lacrima asciugata (Ap21:4) e dimoreremo con Gesù, per sempre.
Conclusione
In Neemia 8, il popolo rimase in piedi per ore, attento al Libro, non perché desse loro una soluzione rapida, ma perché dava loro il carattere santo di Dio. Quando lasciamo che Dio riveli Se stesso nella Parola—onorandoLo come Sommo Sacerdote, il Leone e l’Agnello—sperimentiamo una trasformazione che nessuno dei nostri sforzi può mai procurare.
- Lui è il Premio: Il conforto non è nella risposta al tuo problema specifico; il conforto è nella grandezza di Colui che tiene il rotolo.
- Lui è la Gioia: Il popolo in Neemia scoprì che “la gioia dell’Eterno” era la loro forza, non il cambiamento delle loro circostanze.
- Lui è l’Audacia: Sapere che l’Agnello che tiene il rotolo ha già assicurato il futuro rende i nostri cuori audaci. Non dobbiamo temere i titoli dei giornali; conosciamo la fine della storia.
Smettiamo di usare la Bibbia come uno specchio per i nostri sentimenti. Avviciniamoci ad essa come a una finestra sulla Sala del Trono. Lì, vediamo l’Agnello in piedi come se immolato. Lì, ci uniamo agli anziani e agli angeli in adorazione per Lui. Lì, troviamo il tesoro inestimabile che soddisfa i nostri bisogni più profondi: Dio stesso. È Lui il nostro premio.
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