È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede

Mese: Aprile 2025

Il peso dell’esperienza e la semplicità della fede

La tragedia dei nostri giorni è che il semplice Vangelo è stato sempre più oscurato da un’enfasi perniciosa sull’esperienza soggettiva. Ho già osservato che questo errore ha portato a confusione e dubbi, in particolare riguardo alla questione del battesimo e alla certezza della salvezza. Eppure il problema è ancora più ampio. Intacca il modo in cui concepiamo la conversione stessa.

Un’idea sempre più diffusa tra alcuni cristiani è che la vera conversione debba essere accompagnata da un'”esperienza” percepibile ed emotiva con il Signore. Senza tale esperienza, sostengono, la fede di una persona non può essere considerata autentica. Questa posizione non è semplicemente errata; è assurda e rasenta il male.

Considerate una ragazza che cresce in una famiglia cristiana. Fin da piccola le è stato insegnato il Vangelo e confessa con sincerità che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e che credendo avrà la vita eterna (Giovanni 20:31). Eppure, poiché non racconta di un incontro emotivo drammatico o uno specifico “momento di forte emozione”, alcuni le dicono che non è veramente convertita.

Una breve precisazione su elezione e predestinazione

Nelle discussioni sulla salvezza, la teologia si ingarbuglia spesso in interpretazioni complesse, soprattutto riguardo ai termini elezione e predestinazione. Questi termini, spesso considerati intercambiabili e legati alla salvezza, sono spesso fraintesi. Questo articolo si propone di fornire un chiarimento introduttivo su ciò che la Scrittura insegna realmente su questi concetti, confrontandoli con le comuni prospettive calviniste e arminiane.

La cronologia semplificata della redenzione

Per fondare la discussione, immaginate un semplice grafico che inizia con la Creazione e attraversa l’Antico Testamento, per poi arrivare alla venuta di Cristo, alla sua morte e resurrezione, seguita dalla Pentecoste, quando lo Spirito Santo fu donato in Atti 2. Da qualche parte dopo, un individuo riceve Cristo, il momento della salvezza personale come inteso nella maggior parte dei contesti evangelici.

Perché credere alla Bibbia?

Sono nato e cresciuto a Napoli, in un contesto moderatamente cattolico. Crescendo, ho sviluppato un profondo apprezzamento per la matematica e le scienze, che mi ha portato naturalmente a studiare informatica all’università. La mia formazione scientifica non è mai stata un ostacolo significativo alla fede; anzi, ricordo di essere stato fermamente convinto di vedere chiare prove di progettazione intenzionale nella creazione stessa.

Il mio cammino verso la fede ha preso una svolta decisiva durante gli anni trascorsi nel Regno Unito, dove alla fine ho maturato la mia fede in Cristo. Sebbene l’apologetica sia diventata centrale nella mia fede subito dopo la conversione, non è stata l’apologetica ad attrarmi inizialmente al cristianesimo. Piuttosto, la predicazione del Vangelo si è intersecata con una più ampia esplorazione storica che avevo intrapreso. Questo viaggio storico aveva smascherato numerose falsità sulla storia del mio paese d’origine e rivelato inquietanti modelli di spiritualità oscura alla base di molti degli episodi più bui dell’umanità. È stato in questo contesto che la chiarezza e la speranza del messaggio evangelico hanno avuto un profondo impatto.

Tuttavia, conciliare la ricerca intellettuale con la fede cristiana mi è sempre sembrato importante e plausibile. Se Dio ha davvero creato ogni cosa, era ragionevole aspettarsi che ragione e logica non solo avessero senso all’interno di una visione biblica del mondo, ma la illuminassero ulteriormente.

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