È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede

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Parabola dei due Figli

La Parabola dei due Figli

Recentemente ho fatto una chiacchierata con un gruppo di cattolici romani online. Una delle persone su quella pagina si è dimostrata cordiale e aperta al dialogo; abbiamo discusso le nostre differenze tranquillamente. Tuttavia, una delle domande che mi ha fatto richiedeva una risposta lunga che sostanzialmente si è tradotta in un piccolo studio biblico, che ora vi propongo.

La richiesta

Mi è stato chiesto di analizzare i versi di Matteo 21:28-32. Il commento che accompagnava la richiesta era: «In pratica, questa parabola pone il fare prima del credere, nel senso che il fare implica già il credere, anche se non viene espresso pubblicamente a parole».

È chiaro che il nostro amico ha portato il suo bagaglio presupposizionale nella discussione, leggendo nel testo delle opere giustificatrici che seguono necessariamente la vera fede, quando difatti tale concetto è totalmente alieno al testo che stiamo per esaminare. Intanto, citiamo il passaggio:

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Avvicinatosi al primo, disse: “Figliolo, va’ a lavorare nella mia vigna oggi”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”; ma poi, pentitosi, vi andò. Avvicinatosi all’altro, disse la stessa cosa. Egli rispose: “Vado, signore”; ma non vi andò. Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «Il primo». E Gesù a loro: «Io vi dico in verità: i pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le prostitute gli hanno creduto; e voi, che avete visto questo, non vi siete pentiti neppure dopo per credere a lui. (Matteo 21:28-32)

Purgatorio

L’eresia del Purgatorio

Recentemente sono incappato nella notizia che Susan Tassone, scrittrice cattolica, ha raccolto due milioni di dollari per le anime del Purgatorio. Onestamente, sono rimasto di stucco, perché non pensavo esistessero raccolte fondi del genere e di tali proporzioni.

La chiesa romana ha nei secoli assorbito tante dottrine non bibliche, ma il Purgatorio resta, per me, tra le sue dottrine più chiaramente eretiche. L’Enciclopedia Cattolica definisce il Purgatorio così:

Stato ultraterreno, duraturo fino all’ultimo giudizio, in cui le anime di coloro, che sono morti in Grazia, ma con imperfezioni o peccati veniali o pene temporali da scontare per i peccati gravi rimessi, espiano e si purificano prima di salire in paradiso (Enciclopedia Cattolica, vol. 10, p. 330)1

La dottrina del Purgatorio non è nemmeno lontanamente citata nella Bibbia. È fin troppo chiaro, nella Parola, che l’uomo possiede solo questa vita per pentirsi davanti a Dio e chiedere salvezza; dopodiché viene il giudizio (Ebrei 9:27), con due soli possibili risvolti: o si viene ammessi nel Regno di Dio, oppure no (Matteo 25:31-46).

Lettera aperta a Claudio Cavallo, ex parroco di Borgo San Dalmazzo

Caro Claudio,

Mi permetto di darti del tu, perché voglio dare per scontato che tu sia un fratello in Cristo. Un uomo che ha veramente e unicamente rimesso la propria salvezza all’opera completa di Gesù sulla croce.

Oggi leggevo delle tue dimissioni da parroco per darti alla vita matrimoniale.

Da un lato sono rimasto piacevolmente sorpreso da come la Chiesa Cattolica non abbia fatto una grinza, ma abbia invece compreso il tuo naturale desiderio.

Tuttavia, dall’altro lato l’amarezza resta. L’amarezza che un uomo debba fare una scelta che il suo Dio non gli hai mai chiesto di fare: tra l’avere una famiglia e servire la Chiesa.

Il peso1 che ti ha messo (e ti mette) addosso la Chiesa Cattolica col suo celibato forzato per servire il nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo (2 Pietro 1:1) è insensato e contrario alla dottrina biblica. Nei suoi insegnamenti a Timoteo, Paolo scrisse:

Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare (1 Timoteo 3:2)

Non c’è bisogno che sia io a dirti che le Scritture non insegnano la gerarchia ecclesiastica implementata dalla Chiesa di Roma (ma non solo) e che vescovo in greco (ἐπίσκοπος, epískopos) non vuol dire altro che “supervisore”, ed è spesso usato da Paolo per indicare il “pastore” della chiesa.

E nota bene il verbo Bisogna. A seguirlo sono dei requisiti, non dei permessi. Il pastore della chiesa di Dio deve essere sposato (e con una sola moglie, come Dio ha voluto dal principio (Matteo 19:4-6)) e avere una famiglia:

(perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà avere cura della chiesa di Dio?) — 1 Timoteo 3:5

Il celibato forzato è una pratica pagana derivata, come molte delle pratiche pagane assorbite nei secoli nella chiesa romana, dal sistema babilonese.2 Il Signore non ha mai vietato ai suoi servi di sposarsi. E il carattere di Dio basta da solo come spiegazione.

Se poi leggi di fila il terzo e il quarto capitolo della prima lettera di Paolo a Timoteo, dovresti notare ciò a cui Paolo si riferiva quando, profeticamente, scriveva:

Ma lo Spirito dice esplicitamente che nei tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demòni … Essi vieteranno il matrimonio … (1 Timoteo 4:1,3)

Nel contesto che parte dal capitolo terzo, Paolo sta lasciando insegnamenti preziosi a Timoteo riguardo i vescovi della Chiesa. In quel contesto, subito dopo aver delineato le caratteristiche ideali del vescovo e del diacono, sotto guida dello Spirito Santo, Paolo avvisa Timoteo che in futuro tali cose verranno abbandonate e sostituite con dottrine demoniache (ciò che, in fondo, ogni dottrina pagana è realmente), tra cui il divieto di matrimonio per gli uomini che servono la chiesa. Paolo mette ciò espressamente in risalto come uno dei primi segni di apostasia.

Caro fratello, tu puoi servire il Signore comunque. Puoi essere ancora pastore di pecore, se lo desideri davvero. Ma ti invito a fare delle Sacre Scritture l’unica tua fonte autorevole di dottrina (2 Timoteo 3:16-17) e, senza voler aprire una diatriba personale o di altra natura, a scrollarti di dosso la tradizione degli uomini. E ad assicurarti di credere alla verità.

Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». (Giovanni 3:3) ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:12-13) Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a rendere sicura la vostra vocazione ed elezione, perché, così facendo, non inciamperete mai. (2 Pietro 1:10) Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo. (Efesini 2:8-10) Essi dunque gli dissero: «Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». (Giovanni 6:28-29)


  1. Del resto Gesù stesso parla dei pesi che la Chiesa Cattolica avrebbe posto sui fedeli: «Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico: non vi impongo altro peso; soltanto, quello che avete tenetelo fermamente finché io venga.» (Apocalisse 2:24-25). (Non entrerò qui nel dettaglio di come Tiatiri si riferisca alla Chiesa Cattolica). 
  2. «Per quanto strano possa sembrare, la voce dell’antichità assegna l’invenzione del celibato clericale nella sua forma più rigida a quella regina abbandonata [la dea Semiramis]…» (Alexander Hislop, The Two Babylons (Cosimo, Inc., 2007): 219-220) 
Immacolata concezione?

Immacolata concezione?

L’8 dicembre il calendario segna Immacolata concezione, il nome di una dottrina non biblica della Chiesa Cattolica Romana.

Di cosa si tratta?

L’immacolata concezione è la dottrina cattolica secondo cui a Maria è stata usata speciale grazia da Dio, che le avrebbe concesso di nascere senza la natura di peccato che noi tutti ereditiamo da Adamo (Ro 3:23; 5:12). Secondo la tradizione cattolica, questo intervento sarebbe stato necessario affinché Gesù incarnato fosse potuto venire nel mondo senza natura di peccato per vivere quella vita perfetta e pura che ha vissuto, e che ha poi arreso volontariamente come sacrificio propiziatorio per l’umanità intera (1 Gv 2:1-2).

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